Quella del content creator è una figura professionale relativamente nuova (esiste indicativamente da una decina d’anni, ma solo recentemente è stata maggiormente regolamentata) ma già molto ambita e richiesta: il content creator, come dice il nome, è letteralmente un creatore di contenuti. Spesso si utilizza anche la parola influencer, anche se i due termini non sono propriamente sinonimi. Il content creator potrebbe essere inteso anche come colui che gestisce un profilo social per conto di altri o di un brand, ma in quel caso la definizione più adatta è social media manager.
Sia la piattaforma su cui i contenuti vengono diffusi che il tipo stesso di contenuto e argomento sono molteplici e disparati. Intanto, per chiarire, un contenuto può essere una foto, un video, un testo scritto.
Le tipologie di contenuto sono le più varie: i più diffusi sono i contenuti a tema cibo, moda, viaggi, make-up, sport, arredamento, luxury, sostenibilità, cinema, letteratura, attivismo politico, ma ormai esistono anche tantissimi argomenti più di nicchia.
Le principali piattaforme attraverso i quali i contenuti vengono condivisi, dunque sulle quali lavorano i content creator, sono
Per diventare content creator, al momento, non esiste un percorso di studi specifico: ciò che è certo, però, è che per essere presi sul serio e apprezzati dagli utenti bisogna essere molto informati sull’argomento che si tratta: dunque passione e studio sono fondamentali, sia per il topic tematico sia per l’utilizzo della o delle piattaforme che si scelgono come canale.
Si parte sempre dall’inizio, dunque attraverso la pubblicazione costante e continua di contenuti di qualità e che rispecchino la propria personalità e il proprio stile – ogni piattaforma ha poi le sue regole più specifiche.
Lo scopo è quello di creare engagement e una propria community di persone, di modo che le aziende del settore siano portate a investire sul content creator attraverso varie tecniche di influencer marketing.
In linea generale, il content creator è una figura individuale che lavora tramite una piattaforma o social network sponsorizzando prodotti e servizi di più aziende: egli è dunque il libero professionista che lavora in autonomia (al massimo può essere seguito da una agenzia) e non è dipendente da nessun datore di lavoro.
Se il content creator svolge la professione in modo abituale e continuativo (cioè non in modo occasionale e per più di 30 giorni consecutivi) e questa è la sua principale fonte di reddito, egli è tenuto ad aprire la partita IVA per poter regolarmente fatturare e per poter pagare tasse e contributi.
Vediamo tutti i passaggi per aprire la partita IVA da content creator: per qualsiasi dubbi rivolgiti al team di esperti di Xolo!
Per aprire la partita IVA da content creator bisogna seguire il medesimo processo dell’apertura di qualsiasi partita IVA: si fa dunque richiesta all’Agenzia delle Entrate tramite apposito modulo, l’AA9/12, da compilare e inviare tramite sito web o sportello fisico insieme alla documentazione necessaria entro 30 giorni dall’inizio dell’attività.
In questa fase, per poter ricevere il codice univoco di 11 cifre che rappresenta la partita IVA, bisogna indicare anche il codice ATECO di riferimento della professione, il tipo di regime fiscale scelto e la contribuzione: tutti elementi che vedremo meglio nei successivi paragrafi e che richiedono particolare attenzione: la cosa migliore è dunque affidarsi a un professionista che possa seguirti nell’apertura della partita IVA da content creator, operazione che non prevede costi se non quelli della consulenza.
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Il codice ATECO è un codice che si riferisce specificatamente all’attività economica in oggetto e che la regolamenta dal punto di vista fiscale e giuridico. Ogni professione ha un suo codice: l’elenco di tutti i codici è consultabile sulla pagina dell’Agenzia delle Entrate.
Alcune professioni più nuove, come quella del content creator, non hanno un unico codice ATECO, ma è possibile scegliere quello più indicato all’interno di un numero ristretto.
Per il content creator inteso come influencer il codice ATECO da scegliere è 73.11.02, che fa riferimento a “Conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari”, il cui coefficiente di redditività è pari al 78%.
Altri codici ATECO utili a seconda dei casi specifici potrebbero essere
Un content creator può scegliere tra i principali tipi di regime fiscale presenti a oggi in Italia, dunque:
Un content creator all’inizio della propria carriera tendenzialmente potrà avere i requisiti per scegliere il regime forfettario: in tal caso questa è senza dubbio la scelta più conveniente, vediamo perché.
Come dicevamo, se il content creator è in possesso di tutti i requisiti, primo tra tutti il non superamento del limite degli 85.000 € di fatturato annuo lordo, avrà senza dubbio più vantaggi nello scegliere il regime forfettario: ecco i principali.
Il content creator 73.11.02 che si inquadra come libero professionista dovrà, nel momento in cui apre la partita IVA, parallelamente iscriversi alla Camera di Commercio e versare i propri contributi alla Gestione artigiani e commercianti Inps, secondo questo schema:
- da 0 euro a 17.504: verserà contributi fissi pari a 4.292,42 euro
- oltre il reddito minimale di 17.504 euro: oltre ai fissi, verserà anche i contributi in percentuale (24% circa)
Se il content creator adotterà il regime forfettario, potrà beneficiare della riduzione del 35% dei contributi (riduzione contributi artigiani e commercianti).
Per poter incassare i compensi, il content creator, come tutti i liberi professionisti, deve emettere la fattura elettronica, con indicate tutte le seguenti informazioni:
Per un content creator la creatività e la fantasia sono elementi importantissimi, così come il tempo da dedicare alla ricerca di ispirazione e alla creazione dei contenuti veri e propri: dunque tutto ciò che invece riguarda l’aspetto fiscale e contabile dell’attività può essere complicato da seguire.
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